ADHD: consigli per i genitori

Il disturbo da Deficit di attenzione e iperattività, detto anche ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo (vedi articolo: “adhd nei bambini: sintomi, valutazione e intervento”), per cui il bambino può aver difficoltà di attenzione, concentrazione e controllo degli impulsi e del livello di attività.
L’ADHD è un vero problema ed è complesso, perché spesso rappresenta un ostacolo al conseguimento degli obiettivi personali e coinvolge l’intera famiglia oltre ad avere delle ripercussione sul contesto scolastico: è fonte di stress per la persona con ADHD ma anche per i genitori e per gli insegnanti.

L’adhd in famiglia

Dalla parte del bambino

adhd in famigliaLe aree in cui riporta più difficoltà sono:

  • la cura di sé come lavarsi, vestirsi ecc.;
  • i momenti dei pasti;
  • il fare i compiti o eseguire attività specifiche come sport, preparazione della cartella, ordine della stanza.

In queste tre aree rientrano una serie di attività che richiedono una concentrazione ma soprattutto una sequenzialità che spesso è fortemente compromessa. Seguire una ricetta di cucina, che prevede dei passaggi obbligatori è una vera impresa. Così come stare a tavola per il tempo necessario di finire un pasto può essere molto difficile ma anche ascoltare un insegnate che spiega un esercizio o anche l’allenatore che chiarisce una regola del calcio o di un altro sport.
In questi momenti i bambini con ADHD si perdono: la loro modalità è nel “fare” senza pensare, perché il movimento impulsivo prevale.
Si evidenzia una difficoltà specifica nel percepire e utilizzare nel modo corretto o comunque proficuo il tempo a disposizione. Lavarsi, fare i compiti o anche mangiare possono essere azioni difficili, per le quali il bambino può cercare soluzioni semplici e superficiali o mentire per evitare o per non pensare, non dando importanza alla questione o all’azione da compiere.
Questo tipo di disturbo porta inoltre con se una bassa tolleranza alla frustrazione che inevitabilmente si sperimenta. Le richieste esterne portano con sé la preoccupazione di dimostrare di essere capace, mentre non costituiscono il soddisfacimento immediato di un bisogno o di un desiderio.
Inoltre, spesso è presente una difficoltà nel “leggere e capire le regole” che ogni contesto ha in sé. Come conseguenza talvolta possono esprimersi attraverso azioni o frasi inadeguate al contesto, che inevitabilmente portano ad un abbassamento dell’autostima e ad un successivo isolamento sociale, proprio per evitare situazioni “fuori controllo”.

Dalla parte dei genitori

Per i genitori è particolarmente frustrante stare vicino ad un bambino con ADHD: i genitori si ritrovano a fare continui richiami esasperanti, tutti i giorni e più volte al giorno per i tanti comportamenti in cui il figlio trova difficoltà.
Risulta invece necessario avere le informazioni chiare sull’ADHD e mettere in campo un piano adeguato:

  • programmare il più possibile le giornate del bambino, scandendo gli appuntamenti anche con schemi grafici di facile lettura.
  • Lo studio e il mantenere un’adeguata attenzione in esso può essere facilitato programmando delle pause dallo studio ogni 30-40 minuti, utilizzando anche delle sveglie o delle merende.
  • Schematizzare un po’ tutte le faccende quotidiane, dal mangiare al lavarsi, sempre utilizzando grafici, se all’inizio possono risultare meccanici, nel tempo possono invece facilitare lo sviluppo di un autoregolazione in modo da costruire una ripetitività.
  • È inoltre molto importante valorizzare le uscite o le attività con i coetanei in quanto il gruppo può essere un valido aiuto nell’autoregolazione dei propri comportamenti.

L’intervento terapeutico è “familiare”

Il nostro approccio prevede una collaborazione stretta con la famiglia e di solito comprende: 1. la terapia individuale, 2. il sostegno alla genitorialità e 3. l’intervento di un tutor a domicilio.
Gli obbiettivi della terapia individuale sono:

  • maggiore consapevolezza delle proprie difficoltà (ma anche delle potenzialità);
  • fornire allenamento all’autoregolazione e alla comprensione dei propri stati emotivi;
  • stimolare l’autonomia nella ricerca di specifiche strategie;
  • sviluppare abilità sociali;
  • rafforzare specifiche competenze neuropsicologiche.

Gli obbiettivi del sostegno alla genitorialità sono:

  • maggiore conoscenza della diagnosi del disturbo di ADHD del proprio figlio;
  • identificazione dei meccanismi relazionali utilizzati in automatico e costruzione di nuovi più adeguati.

Gli obbiettivi del tutoraggio didattico sono:

  • costruzione di un rapporto con un adulto che aiuti la gestione del tempo e del contesto dove è inserito il bambino (scuola, casa, compagni);
  • organizzazione e pianificazione dei compiti richiesti, con l’utilizzo di strumenti specifici ( grafici, schede);
  • ricerca e scoperta di nuovi strumenti per affrontare, quotidianamente e in più contesti, le proprie difficoltà.

Laura Summa

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