Le tappe di sviluppo del linguaggio e il fondamentale ruolo del genitore

Di Federica Cerroni

Lo sviluppo del bambino è uno sviluppo nel contesto ed è quindi importante individuare quei fattori contestuali determinanti nel promuoverlo. Il contesto sociale è inteso come un insieme di sistemi che circondano il bambino; i sistemi più “distanti” includono la cultura, lo status socio-economico e l’etnia, i sistemi più “vicini” comprendono la scuola, il gruppo dei pari, gli ambienti di vita quotidiana e sono l’origine delle interazioni dirette del bambino con il mondo. La possibilità di partecipare alla conversazione e di sperimentare relazioni affettive con l’altro è necessario affinché i bambini capiscano che il linguaggio può essere usato per scopi comunicativi e ne traggono la motivazione per utilizzarlo.

La maggior parte delle regole linguistiche vengono apprese dal bambino entri i primi 4/5 anni di vita ma, affinché le impari, bisogna che sia esposto ad una lingua e, soprattutto che qualcuno parli con lui e “accenda” in lui il desiderio di comunicare.

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È nei primi mesi di vita che il neonato , attraverso l’interazione con l’adulto e/o gli adulti di riferimento, in primis la madre, è portato a sviluppare i primi segnali di comunicazione, dapprima spinto da bisogni primari, poi, via via a seconda delle risposte, sempre più motivato dal piacere di comunicare. È il volto della madre il primo “bersaglio” e il primo stimolo attraente per il bambino e su cui si concentra all’inizio la sua attenzione; dallo scambio di sorrisi o di sguardi, accompagnati da vocalizzazioni si innescano i processi di comunicazione.

Vari studiosi sostengono che il linguaggio assume significato solamente all’interno di contesti altamente significativi per il bambino, in relazione alla realizzazione di uno scopo comune con il partner comunicativo. Gli esempi tipici sono le interazioni mamma-bambino durante il bagnetto, il momento della pappa, il gioco del cucù o nella “lettura” di un libro di immagini.

Durante queste interazioni routinarie, caratterizzate dalla condivisione di attenzione e di significati, gli scambi comunicativi sono strutturati secondo modalità ripetute e dunque prevedibili che vengono gradualmente padroneggiate dal bambino. Ogni routine deve avere pochi elementi significativi, oggetti e azioni , che si ripetono e che quindi facilitano il riconoscimento da parte del bambino delle informazioni veicolate dal linguaggio. Le routine si basano su una caratteristica fondamentale che è la condivisione dell’attenzione che si sviluppa dal nono mese di vita e si manifesta con  la capacità di seguire l’adulto attraverso lo sguardo e /o il gesto di indicazione. Il gesto deittico (indicazione) gli permette la condivisione di focus attentivi esterni alla coppia adulto-bambino e secondo alcuni studiosi dà il via all’apprendimento lessicale.

Ora andiamo a vedere quali sono le principali tappe di sviluppo del linguaggio che, ovviamente, possono essere variabili da bambino a bambino, specialmente nei primi due anni di vita.

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Già all’età di 24 mesi quando un bambino presenta un livello linguistico troppo povero necessita di un monitoraggio periodico che dica se le competenze tendono a normalizzarsi (Late Bloomers), oppure se necessita di un intervento riabilitativo.

È importante ricordate che, quello che il bambino sa dire, è la manifestazione della maturazione di molte altre competenze, quali:  ascolto e discriminazione di suoni e parole, competenze motorie e prassiche, sviluppo cognitivo e affettivo. È fondamentale dunque conoscere le tappe di sviluppo per poter intervenire quanto più precocemente possibile per evitare anche lo strutturarsi di processi alterati e stimolare adeguatamente il bambino.

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