Scopriamo la disprassia!

la disprassia è un disturbo della coordinazione motoria che rende goffe e difficile progettare e portare a termine sequenze di azioni motorie. Questo un tentativo di espreimere due righe introduttive.

Meet Joshua:
he is a bright 6-year-old boy. He is doing well in reading and language but his Grade One teacher has concerns with Joshua’s printing, participation in physical education and his ability to get ready for recess and eat lunch.
Other children sometimes tease him as he frequently trips or bumps into things. He is unable to manage his knapsack or getting on the school bus so his mother drives him to and from school. Joshua is becoming frustrated and frequently acts out to avoid motor-based activities. Joshua’s parents also recognize that something is wrong, but they are not sure what it is. They feel lost trying to figure out what Joshua needs and how best to manage the issues that he is having at home and school.

Che cos’è la Disprassia?

La disprassia è un disturbo multisistemico, cioè che può compromettere varie abilità in diversi ambiti. Riguarda non solo la capacità di coordinazione motoria ma anche le prassie, ovvero le abilità di vita quotidiana laddove gli atti motori sono organizzati per un preciso scopo ed obbiettivo. Tale difficoltà quindi è relativa non solo all’esecuzione di schemi motori, ma comporta anche una difficoltà a rappresentarsi, programmare ed eseguire atti motori complessi come allacciarsi le scarpe o andare in bicicletta.

Come si traduce tutto questo nella vita quotidiana? Ciò vuol dire che non solo è presente goffaggine motoria, impaccio, difficoltà nelle autonomie di vita quotidiana, ma può essere presente una difficoltà di rappresentazione mentale e quindi a livello del pensiero astratto, della capacità di mentalizzazione e simbolizzazione o deficit in alcune funzioni più complesse di integrazione superiore delle informazioni (Funzioni Esecutive).

Quali sono i sintomi più evidenti?

Si tratta di una difficoltà che ha una base neuropsicologica molto spesso correlata alla presenza di familiarità o ad eventi pre, peri o post-natali. I bambini con disprassia spesso presentano:

  • un ritardo nella stabilizzazione della dominanza manuale,
  • ritardo nell’acquisizione della deambulazione autonoma e disordini dello schema corporeo (difficoltà a livello spaziale). Pertanto evidenziano goffaggine, difficoltà di equilibrio e di coordinazione motoria-fine, come ad esempio allacciarsi i bottoni o le stringhe delle scarpe.
  • Molto spesso è compromessa anche la scrittura dove si osserva una difficoltà nell’apprendimento e nell’esecuzione del carattere corsivo associata a dolore alla mano e tensione (Disgrafia) dove la produzione risulta disordinata e poco comprensibile.
  • A volte risultano fortemente compromesse anche le aree della matematica e della geometria (correlate con le difficoltà di rappresentazione visuo-spaziale).

Non è semplice rilevare alcuni sintomi perché generalmente il bambino disprattico è anche un bambino molto intelligente che però manifesta una discrepanza tra le abilità verbali e la capacità di operare con il corpo e muoversi nell’ambiente circostante.

Quanto è importante l’analisi del contesto emotivo e sociale per un quadro clinico più approfondito?


“un altra box che racconta le difficoltà vissute da questo bambino….”


Molto spesso si presentano disturbi emotivi, in comorbidità con il disturbo motorio-prassico, quali ansia, insicurezza, bassa autostima, oppositività, ritiro sociale, difficoltà di relazione con i pari che sono espressione del forte disagio vissuto dal bambino che si rende conto delle sue difficoltà. E’ come se il bambino si rendesse conto della discrepanza tra “come ha pesato di fare una cosa” e “come l’ha fatta”. Per questo è fondamentale una osservazione completa di tutte le aree di sviluppo unitamente alla comprensione dei contesti, come scuola e famiglia, in cui vive il bambino per arrivare ad una diagnosi e ad un progetto di terapia più integrato e mirato.

Quali sono gli altri aspetti da tenere in considerazione per la diagnosi?

Oltre al profilo di funzionamento neuropsicologico e neuropsicomotorio vengono indagate le Funzioni Esecutive, funzioni più complesse che consentono al bambino di ragionare e risolvere problemi, effettuare delle scelte, esercitare l’autocontrollo, essere creativi e flessibili, trovare soluzioni diverse, adattarsi al mutare delle condizioni ambientali o al sopraggiungere di nuove informazioni. Tali abilità spesso risultano carenti nei bambini con Disprassia come anche nel Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) (http://www.centrotralerighe.com/adhd-nei-bambini/) o nei Disturbi Specifici di Apprendimento. Nella Disprassia infatti si rilevano deficit sia nelle funzioni di base, quali percezione, rappresentazione, azione, che consentono di apprendere qualsiasi atto motorio complesso, sia nei processi di controllo (autoregolazione, controllo e integrazione).

Quali sono le difficoltà che si possono rilevare nella vita quotidiana?

Possono essere compromesse: la capacità di rappresentazione spaziale (immagini mentali), con difficoltà di orientamento nell’ambiente circostante, di orientamento nel tempo (uso dell’orologio e percezione dello scorrere del tempo), di elaborazione sequenziale delle informazioni (per esempio giorni della settimana, mesi dell’anno) o la capacità di organizzare step successivi per il raggiungimento di un obbiettivo (capacità di pianificazione). Alcuni bambini non riescono infatti ad esempio a programmare le attività quotidiane come i compiti a casa, ad organizzare la cartella, a tenere presente per esempio più informazioni in contemporanea (come quando viene richiesto di comprendere un testo o scrivere) o risolvere un problema che implica più passaggi. Nelle autonomie di vita quotidiana spesso è presente difficoltà nell’andare in bici, nel vestirsi o svestirsi o nel tagliare la carne con coltello e forchetta.

Il ruolo dell’educatore


All’interno di un progetto terapeutico di un ragazzo con disprassia, spesso il lavoro domiciliare dell’educatore si inserisce a seguito del lavoro riabilitativo (neuropsicomotorio e/o logopedico) con l’obiettivo di generalizzare e ampliare le competenze acquisite in terapia, ed applicarle concretamente in tutte le aree della vita quotidiana. Il lavoro dell’educatore ha quindi come focus primario l’autonomia del ragazzo; negli apprendimenti, con l’acquisizione di un metodo individuale e di una serie di strumenti d’ausilio all’autonomia e alla serenità scolastica (sussidi informatici veri, mappe, formulari etc…), nell’utilizzo pratico del denaro, nell’utilizzo dell’orologio, nella pianificazione delle attività di vita quotidiana, sia scolastiche che domestiche, negli spostamenti e quindi anche nell’utilizzo dei mezzi pubblici.
In secondo luogo l’educatore è un facilitatore dei processi di socializzazione; spesso le fragilità emotive di un ragazzo con disprassia si manifestano come difficoltà ad entrare in contatto con il mondo esterno, per cui in pre-adolescenza e in adolescenza si verifica una grande difficoltà a fare degli investimenti emotivi che includano la presenza dei coetanei (attività sportive, artistiche, scout … ). L’educatore si inserisce cercando di attivare una rete di attività e frequentazioni per evitare il processo di isolamento sociale che spesso si verifica in adolescenza, favorendo l’emersione delle risorse e delle inclinazioni del singolo ragazzo.
E’ per questo motivo che il progetto “FARE INSIEME” propone attività di gruppo e laboratori per sviluppare le autonomie e la socializzazione laddove il gruppo rappresenta uno spazio elettivo per la sperimentazione sociale (consulta il nostro calendario).