ADHD nei bambini: sintomi, valutazione e intervento

Le difficoltà di attenzione incidono sui comportamenti di inibizione e controllo e possono influenzare in maniera più o meno importante il rendimento scolastico; sono strettamente interconnesse al vissuto emotivo e hanno inevitabilmente una ripercussione nella vita familiare.

Il Manuale Statistico e Diagnostico dei disturbi Mentali (DSM-V) definisce ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) un disordine neuropsichico causato da alterazioni funzionali di aree specifiche del Sistema Nervoso Centrale. In particolare di quei circuiti cerebrali che sono alla base dei comportamenti di inibizione e autocontrollo.
I sintomi, che si manifestano nelle aree dell’attenzione/disattenzione e iperattività e/o impulsività sono i seguenti:

Sintomi di disattenzione:

  • difficoltà a focalizzarsi sui dettagli;
  • a mantenere la concentrazione per un tempo prolungato;
  • ad ascoltare istruzioni verbali;
  • difficoltà di organizzazione;
  • facile distraibilità dagli stimoli esterni;

Sintomi di iperattività e/o impulsività:

  • difficoltà a restare seduto al proprio posto;
  • verbalizzazioni eccessive;
  • continui cambi di attività e modalità di gioco troppo disorganizzate;
  • difficoltà nel controllare gli impulsi;
  • risposte istintive;
  • difficoltà nel posticipare una gratificazione o ad attendere il proprio turno.

Il nostro approccio

Il nostro approccio clinico multidisciplinare ed integrato (Sabbadini L.) distingue il Disturbo dell’Attenzione dal Disturbo di Iperattività, in relazione alle FUNZIONI ESECUTIVE che vengono chiamate in causa.
Le funzioni esecutive sono quelle abilità che aumentano progressivamente con la crescita, lo sviluppo e le esperienze andando a formare il bagaglio delle competenze degli adulti.

Consentono al bambino di ragionare e risolvere problemi, effettuare delle scelte, esercitare l’autocontrollo, essere creativi e flessibili, trovare soluzioni diverse, adattarsi al mutare delle condizioni ambientali o al sopraggiungere di nuove informazioni.

Nel bambino affetto da ADHD una od alcune delle funzioni esecutive presentano un deficit che influisce su alcune o molte delle attività che svolge durante la giornata.

funzioni esecutive infografica

“ Questo approccio considera quindi anche tutti quei bambini che non sono necessariamente agitati ma che sono “con la testa fra le nuvole”, che sembrano non capire le consegne, che non sanno organizzarsi con i loro compiti, che se interrogati da soli riescono meglio…o che in classe insieme ai compagni si deconcentrano facilmente…Sono bambini che per queste difficoltà possono sembrare poco motivati o poco dotati ma che presentano in misura variabile una difficoltà di attenzione, nelle sue varie componenti. ”

Funzioni esecutive ed emozioni

Strettamente interconnesse (da un punto di vista biologico) alle funzioni esecutive ci sono le emozioni che nel nostro sistema neuronale hanno un canale prioritario di elaborazione: “il vissuto emotivo viene sempre prima”. Ciò significa che talvolta il bambino possiede le abilità attentive-esecutive ma è troppo assorbito da pensieri ed impulsi emotivi per dare risposte adeguate alle richieste esterne, come ad esempio svolgere i compiti scolastici. Ci sono dunque due tipi di distrazione: una è dovuta ad una mancanza di risorse attentive-esecutive e un’altra in cui il bambino pur essendo abile e attento è troppo concentrato su emozioni preponderanti per cui non riesce a gestire in maniera efficiente il sistema.
La regolazione emotiva potrebbe essere definita come la capacità di inibire emozioni e comportamenti impulsivi, per esempio la rabbia, di regolarne l’intensità o di esprimere i propri vissuti in modo più adeguato al contesto. I bambini con Deficit di Attenzione e Iperattività spesso non riescono a “frenarsi” o a posticipare una gratificazione…. E queste difficoltà potranno influenzarne il successivo sviluppo (vedi il post:“L’importanza di dire no!”).

“Così accade che i bambini che non sanno contenere l’emozione negativa suscitata da un compito specifico (bassa tolleranza alla frustrazione) possano sperimentare senso di incapacità, insicurezza e rifiuto del compito con conseguenti comportamenti di disattenzione, rifiuto o iperattività.”

Valutazione e intervento per l’ADHD

Osservazione e valutazione clinica:

Attraverso colloqui strutturati, questionari (per genitori e insegnanti) e test standardizzati per la diagnosi viene rilevato il profilo globale del bambino, sia cognitivo che emotivo. Ogni bambino è caratterizzato dal proprio profilo di funzionamento a cui viene associato un personale progetto di intervento.

ll progetto di intervento:

  • percorso individuale di potenziamento/riabilitazione delle funzioni esecutive associato a parent training genitoriale;
  • sostegno emotivo attraverso un percorso di terapie psicologiche individuali o di gruppo;
  • affiancamento con la figura di un tutor/educatore specializzato che supporti e indirizzi il bambinoverso l’acquisizione delle strategie necessarie sia nelle autonomie che nell’organizzazione dei compiti scolastici a casa.

Il Disturbo da deficit di Attenzione a scuola

Scuola adhd


A livello scolastico spesso questi bambini possono manifestare difficoltà nell’iniziare i compiti, tendendo a posticipare l’inizio delle attività (deficit nell’attivazione attentiva), nel tempo necessario allo svolgimento con eccessiva lentezza (deficit di attenzione sostenuta), nell’elaborare più informazioni, per esempio durante una lettura (deficit nell’attenzione divisa), facile distraibilità o difficoltà nell’analizzare i dettagli inibendo le informazioni meno rilevanti (deficit di attenzione selettiva ed inibizione). Può accadere inoltre che le difficoltà attentive abbiano una ricaduta sulla capacità di memorizzazione e manipolazione delle informazioni (deficit nella memoria a breve termine e di lavoro) per esempio nello studio delle tabelline, nella matematica o nella comprensione di un testo complesso.
Anche i bambini con diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) nella maggior parte dei casi presentano una debolezza attentiva nel profilo di funzionamento.

ADHD in famiglia: cosa fare a casa

ADHD a casa


Come genitori e fratelli possiamo e dobbiamo partecipare alle attività di crescita di nostro figlio e stimolarlo nella direzione giusta affinché possa acquisire le competenze per vivere con maggiori sicurezze e serenità.
Innanzitutto ci sono giochi ed attività che possono già di per sé stimolare l’attenzione, mentre altri, come ad esempio i videogiochi, non aiutano la capacità di autocontrollo (Vedi il post: “Quali giochi aiutano a stare attenti?”). La maggior parte dei videogiochi richiedono di attivare comportamenti veloci stimolo/risposta che non permettono di pensare prima di agire, viene messa in atto semplicemente una risposta automatica agli stimoli basata su risposte pronte, veloci e pre-organizzate che spingono all’automatismo (impulsività) ma non allo sviluppo della capacità riflessiva. C’è il rischio che tali modalità di risposta automatica divengano generalizzate e diventino un modo di relazionarsi all’ambiente. E’ dunque importante scegliere adeguatamente le attività da proporre anche in base all’età anagrafica. Più i bambini sono piccoli meno sapranno difendersi da questi tipi di stimoli.
In secondo luogo a casa emergono spesso problematiche nell’ambito della gestione della vita familiare; dall’organizzare il pomeriggio di studio alla capacità più in generale di regolarsi rispetto al tempo e alle esigenze del contesto (vedi il post: “ADHD: consigli per i genitori”). E’ importante quindi che anche i genitori siano supportati e possano acquisire le strategie da utilizzare nella gestione quotidiana delle attività.

“Al Centro Tralerighe ricerchiamo insieme ai genitori la migliore strategia di organizzazione della vita familiare, affinché diventi la cornice più adeguata per un percorso terapeutico efficace.”

Percorsi di gruppo

Lab adhd


Il nostro Centro propone anche quest’anno il “Laboratorio di gruppo sulle competenze sociali e l’autoregolazione” dove si potenziano la capacità di capire e interpretare gli stati d’animo, propri e altrui, di sapersi relazionare, accettare il punto di vista degli altri e di controllare gli stati emotivi attraverso modelli positivi di comportamento e di gestione dei pensieri e delle emozioni sperimentati nel gruppo.

“ Le relazioni che si attivano all’interno di un gruppo permettono di sperimentare e sperimentarsi in vari modi. Ognuno è partecipante attivo, ognuno rappresenta un rispecchiamento per gli altri, ognuno diventa capace di attivare modalità relazionali e comportamentali adeguate. Tutti stanno sulla stessa barca e stare insieme significa “crescere” partendo ognuno dal proprio essere.”