Quale terapia per la disprassia?

Al centro Tralerighe, seguiamo i nostri piccoli pazienti affetti da disprassia con un metodo multisistemico integrato, messo a punto dalla Prof Sabbadini.
Alla base di questo metodo riabilitativo c’è la distinzione teorica tra: le funzioni di base, che sono responsabili di una determinata azione motoria e le funzioni cosidette adattive che sono invece responsabili di abilità complesse, che mettiamo in atto nella vita quotidiana
Per capire il percorso terapeutico per la disprassia (dis-prassia) è importante sapere che “la prassia è una funzione cognitiva adattiva che si sviluppa attraverso l’interazione e l’integrazione di più sistemi: cognitivo, meta-cognitivo, socio-ambientale, emotivo, percettivo, motorio”. (Sabbadini g., 1995)
Le funzioni di base possono essere raggruppate in:

  • equilibrio e la coordinazione globale;
  • movimenti oculari (oculomozione);
  • abilità fini-motorie (movimenti di mani e dita);
  • capacità di fare azioni in sequenza (sequenzialità).

Mentre per funzioni cognitive adattive intendiamo:

  • coordinazione dinamica;
  • abilità grafo-motorie;
  • abilità manuali;
  • gesti simbolici;
  • abilità visuo-spaziali;
  • abilità prassico-costruttive.

abilità fini-motoriePer esempio se voglio andare in bicicletta devo essere in grado di stare in equilibrio su due ruote, di coordinare gli arti superiori con il busto e con gli occhi, per decidere dove direzionare il manubrio, e allo stesso tempo devo cercare di integrare le informazioni che provengono dall’ambiente con gli arti inferiori che muovendosi forniscono uno spostamento. Devo quindi essere in grado di muovermi adattando il mio movimento e cercando di modulare forza e direzione tenendo conto di una serie di informazioni che provengono dall’esterno.
Quindi quando parliamo di movimento grosso-motorio intendiamo la capacità del bambino di compiere schemi motori in sequenza che prevedano la coordinazione tra i vari distretti corporei, mantenendo l’equilibrio sotto un vigile controllo degli occhi sulle informazioni ambientali.
Scomponendo anche le abilità fini motorie ci rendiamo conto che la loro corretta esecuzione non è altro che il risultato del movimenti dei piccoli muscoli delle mani e delle dita, di polsi e braccia, in stretta connessione con la capacità di coordinare lo sguardo per condurre l’azione. Ad esempio quando un bambino scrive, deve realizzare con lo strumento grafico un’integrazione visuo-motoria (movimenti oculari e movimenti delle mani e delle dita) mentre mantiene una corretta postura e pianifica cosa scrivere o disegnare.

Valutazione e intervento personalizzato

abilità fini motorie disprassia
Ai fini di una corretta riabilitazione è necessario effettuare una valutazione strutturata per evidenziare i punti di forza e di debolezza del bambino. In tal modo cominciamo a comporre una strategia per un intervento personalizzato.
Dopo la valutazione è importante procedere potenziando come priorità le funzioni di base che risultano deficitarie, effettuando quindi un training specifico su: equilibrio, movimenti oculari, movimenti delle mani e delle dita, sequenze e funzioni esecutive.
Molto spesso è importante inoltre effettuare un lavoro di integrazione sensoriale per ridurre un’alterata sensibilità che alcuni bambini con disprassia hanno al tatto, alla luce ed ai rumori intensi.
Può succedere a volte, soprattutto in bambini molto piccoli, che il lavoro sulle abilità di base sia sufficiente per permettere al bambino di trovare le proprie strategie per riuscire ad eseguire in modo autonomo le funzioni adattive.
Se il potenziamento delle funzioni di base non è sufficiente allora si procede con un lavoro specifico di integrazione di più funzioni attraverso un metodo multisistemico integrato (metodo Sabbadini).
E’ importante realizzare un piano individuale “su misura” per coinvolgere il bambino e motivarlo, divertendosi ad imparare.
Quando l’intervento non avviene in modo precoce spesso incontriamo bambini che nel corso dei propri anni hanno sperimentato tanti insuccessi, quindi manifestano scarsa tolleranza alla frustrazione e tendenza a non mettersi in gioco. In questi casi oltre alla riabilitazione motoria è importante anche un supporto psicologico, per completare l’integrazione del progetto terapeutico su tutti i fronti.
Con obiettivi terapeutici calibrati e personalizzati, con un solido lavoro di equipe, con un’adeguata collaborazione da parte dei genitori e della scuola, allacciarsi le scarpe-abbottonarsi-scrivere-disegnare-leggere-assemblare puzzle-lanciare la palla-fare sport, diventerà per i nostri ragazzi, un “gioco da ragazzi”.

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